In questi ultimi anni si stanno sempre più diffondendo i cambi a variazione continua, o CVT (Continuos Variable Transmission), detti anche stepless.
La loro caratteristica principale è la capacità di variare in maniera continua (come dice appunto il nome) il rapporto di trasmissione, cioè senza soluzione di continuità.
Al contrario di un normale cambio ad ingranaggi meccanici, che sia meccanico, semipowershift o fullpowershift, che ha un numero di rapporti limitato (discreto), un cambio a variazione continua può assumere infiniti rapporti di trasmissione tra l’albero di ingresso e di uscita.
Esistono varie configurazioni che permettono di realizzare un cambio con queste caratteristiche, che presentano vantaggi e svantaggi.
La prima tipologia di cambio con queste caratteristiche è formata da due ruote di frizione, montate su due assi perpendicolari tra loro: una ruota è libera di scorrere assialmente sul proprio albero, ed è in contatto con la superficie laterale della seconda, su una circonferenza che dipende dalla sua posizione assiale sull’albero: questo sistema, di realizzazione molto semplice, però non permette la trasmissione di grandi potenze, e per poter spaziare su un range abbastanza ampio di velocità comporta un ingombro notevole.
Due piccole varianti di questa tipologia di cambio sono state utilizzate nel passato: la ruota più grande, sulla quale scorre la seconda ruota per modificare il rapporto di velocità, può essere dotata di più dentature, realizzate su ben definite circonferenze: in questa maniera la ruota piccola può ingranare e trasmettere coppie molto maggiori, perdendo però la capacità di avere una variazione di rapporti stepless (senza scalini): questo perché sulla ruota dentata sono realizzate relativamente poche piste dentate ed oltretutto la variazione del rapporto di trasmissione non può avvenire sottocarico.
In pratica diventa un cambio meccanico con un’architettura molto semplice e che non richiede grandi precisioni di lavorazione, con prestazioni tutto sommato abbastanza modeste, ma a costi molto bassi.
Questo tipo di trasmissione è stato utilizzato in passato su macchine semplici come trinciaforaggi ad azionamento manuale, sgranatrici, macine, ed attualmente non è più in uso.
Una variazione sul tema è rappresentata dalla trasmissione Carraro VARY T, che sfrutta lo stesso principio, ma con due dischi che ruotano su assi allineati, mentre un terzo disco ruota su un asse inclinato ed è in contatto con entrambi e il suo spostamento permette di variare il rapporto di trasmissione tra i due dischi paralleli.
La trasmissione delle forze tangenziali ai dischi avviene grazie alla viscosità di un lubrificante di contatto, che evita il contatto vero e proprio dei dischi, che porterebbe a una solcatura dei dischi ed una precoce usura.
Per chi fosse interessato maggiormente al funzionamento di questo tipo di trasmissione, ancora allo stadio prototipale e non installata su macchine in vendita, consiglio di leggere la discussione dedicata.
Un altro tipo di trasmissione meccanica a variazione continua è quella basata sull’utilizzo di due pulegge a diametro variabile collegate da una cinghia in gomma (o catena): la variazione dei diametri delle pulegge, dovute ad apposite masse centrifughe o a sistemi meccanici controllati dall’elettronica permette di variare il rapporto di trasmissione, con un sistema relativamente semplice ed economico.
I maggiori difetti di questo sistema stanno nella realizzazione di una cinghia (di metallo e gomma) che permetta di trasmettere forse (e quindi coppie) sufficientemente elevate con ingombri accettabili e nello slittamento che avviene tra la cinghia e le pulegge (inevitabili e dovute all’allungamento elastico dei nastri).
Questo tipo di trasmissione ad esempio è molto diffusa nell’ambito motociclistico, in quanto equipaggia la quasi totalità degli scooter, ma era stata installata anche su piccoli trattori utility (ad esempio il Boomer di New Holland).
Schema trasmissione montata sul Boomer New Holland (denominata EasyDrive):
Un tipo di trasmissione a variazione continua è la trasmissione idrostatica, che si basa su un sistema molto semplice: la trasmissione della potenza avviene grazie a una o più pompe a portata variabile, che azionano uno o più motori idraulici: variando la portata d’olio delle pompe (ad esempio inclinando il piattello di comando nelle pompe a pistoni assiali) si possono avere configurazioni con rapporti di velocità molto diversi tra loro, anche di un paio di ordini di grandezza.
Questo ad esempio è utilizzato in moltissime macchine da raccolta, che non necessitano di grandi potenze per l’avanzamento o in molte macchine per il movimento terra, in quanto dispongono già di un impianto idraulico molto avanzato e l’implementazione di questo tipo di cambio è molto facile nel caso richiedano la trasmissione di grandi potenze, solitamente questo è per tempi di lavoro molto brevi (ad esempio fase di impalata su una ruspa, che dura qualche decina di secondi).
Una caratteristica importante di questo tipo di trasmissione è la possibilità di dislocare il complesso motore-cambio in maniera molto libera, ad esempio per migliorare la distribuzione del peso, per contro pagano un rendimento relativamente basso, dovuto alla conversione della potenza da meccanica ad idraulica e viceversa e per le perdite nelle condotte.
Per ridurre queste perdite si utilizzano delle pompe e motori idraulici a pistoni, che hanno una maggior efficienza, e si cerca di lavorare con ridotte portate d’olio ad alta pressione, per ridurre le perdite nelle condotte.
Una fase molto importante nella progettazione di questo tipo di trasmissione è il dimensionamento dell’impianto di raffreddamento dell’olio di trasmissione, che si riscalda e deve essere mantenuto entro certi range di temperatura per non avere eccessivi cali di rendimento della trasmissione.
Schema di una trasmissione idrostatica su una MMT:
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Per la realizzazione di trasmissioni a variazione continua per alte potenze che devono lavorare in maniera continuativa per periodi lunghi, è necessario puntare ad avere un rendimento il più alto possibile, sia per economizzare i consumi, sia per non avere problemi di surriscaldamento.
Per ottenere ciò l’architettura della trasmissione prevede che il motore vada ad azionare, in parallelo, un cambio meccanico relativamente semplice ed una trasmissione idraulica: il concetto di base sta nel cercare di trasmettere la maggior parte di potenza possibile per via meccanica, che ha rendimenti più elevati, ed utilizzare la trasmissione idraulica per rendere “continua” la trasmissione, cioè colmare il gap tra un rapporto meccanico e l’altro.
La potenza, trasmessa in parallelo, viene solitamente “riunita” mediante l’utilizzo di un riduttore epicicloidale, sui quali alberi ingranano sia il cambio meccanico che il motore idraulico.
Il rapporto tra la potenza trasmessa per via idraulica e quella meccanica cambia a seconda del rapporto di trasmissione, e con questo cambia anche il rendimento del cambio, ch è combinazione dei rendimenti dei due gruppi.
Questo farà si che ci siano dei punti di massimo rendimento della trasmissione (che potrebbero anche superare quelli di una trasmissione powershift, grazie al minor numero di parti in gioco) nei pressi della completa trasmissione della potenza per via meccanica, e dei punti di minor rendimento dovuti alla gran parte della potenza trasmessi per via idraulica.
In generale, un cambio che presenta più gamme meccaniche e quindi più punti a totale trasmissione meccanica della potenza, presenta un rendimento più alto.
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Un distinguo va fatto anche per l’architettura del parallelo tra i due cambi, idraulico e meccanico: alcune Case Costruttrici propongono cambi che hanno la massima trasmissione meccanica a metà del range di velocità coperto dalla gamma, altri alla massima velocità della gamma.
In ogni caso le gamme hanno una parziale sovrapposizione dei rapporti di velocità, che permette di evitare di dover continuare a cambiare gamma di lavoro nei pressi dei margini della stessa: questo perché la variazione del rapporto di trasmissione idraulico è molto facile ed avviene continuamente nel tempo, in quanto consiste nella semplice inclinazione dei piattelli della pompa, mentre il cambio di gamma di lavoro richiede l’innesto/disinnesto di frizioni o manicotti scorrevoli, operazione più lenta e che può comportare una momentanea interruzione nella trasmissione della potenza.
Un ulteriore tipo di trasmissione stepless è quella elettrica, che sfrutta un generatore flangiato direttamene al motore per alimentare i motori elettrici collegati alle ruote/cingoli, e la parte di regolazione della velocità di rotazione (e coppia disponibile) è legata all’utilizzo di elettronica di potenza.
Attualmente questo tipo di trasmissione non è utilizzata in campo agricolo, se non su alcuni prototipi, mentre è molto utilizzata nei mezzi da cantiere, ad esempio in alcuni bulldozer e grossi dumper, nell’ambito ferroviario (tutti i locomotori diesel) e in alcune applicazioni navali.
Un grande sostenitore di questo tipo di trasmissione è stato Ferdinand Porsche, che ne aveva dotato alcuni suoi carri armati prodotti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Una parte importantissima della trasmissione a variazione continua (se escludiamo quelle più semplici, ad esempio il variatore di uno scooter) è l’elettronica di gestione del sistema e del rapporto di trasmissione: infatti sempre più il cambio non viene gestito direttamente dal’operatore, ma questo può soltanto interagire con un interfaccia, che a sua volta gestisce il rapporto di trasmissione in base a numerosi parametri, quali velocità di avanzamento, di rotazione del motore, carico.. per ottimizzare il tutto, anche in ottica di risparmio del carburante.
In alcune gestioni elettroniche della trasmissione non è previsto l’utilizzo del cambio per sfruttare il freno motore, in quanto l’elettronica provvede a mettere in folle il cambio non appena non ci sia richiesta di potenza per l’avanzamento, fattore che può comportare problemi nell’utilizzo in pendenza, e che può comunque spiazzare operatori non avvezzi a questo tipo di comportamento della macchina. _________________
adesso tocca a voi riportare el vostre impressioni sul campo, magari più avanti si fa pure un confronto tra le varie soluzioni adottate dai costruttori e sul rendimento
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